ALL’ARMI SON FASCISTI – TORINO REAGISCE
Nell’assemblea del 6 marzo*, oltre a realizzarsi un positivo confronto tra realtà eterogenee e, in alcuni casi, non abituate a parlarsi tra di loro, sono emerse idee e proposte, alcune delle quali suscettibili di tradursi in iniziative a breve termine.
Ne segnaliamo alcune:
1) la costituzione di un osservatorio permanente sulle manifestazioni ricollegabili al fascismo a Torino;
2) l’organizzazione di una presenza visibile nella fiaccolata del 25 aprile e/o nel corteo del 1 maggio;
3) la definizione di un ventaglio di eventi da tenersi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi in diversi luoghi della città (con la prospettiva di una possibile manifestazione nazionale), anche facendo ricorso a modalità innovative e riprendendo iniziative già in atto, su tre versanti:
– la memoria di quel che è stato il fascismo storico;
– le molteplici manifestazioni del fascismo di oggi;
– gli antidoti da mettere in campo in positivo con progetti e valori alternativi a quelli della destra (su lavoro, scuola, ambiente etc.).
Altre iniziative sono, ovviamente, possibili e auspicabili: nelle scuole, nell’associazionismo e via elencando.
Per ragionarci e dar vita a un coordinamento operativo stabile è necessario un incontro urgente tra i singoli interessati e le realtà organizzate che hanno aderito all’assemblea.
Ci vedremo dunque:
martedì 14 marzo alle 18.00 nella sala Gandhi del Centro Studi Sereno Regis, in via Garibaldi 13.
*Assemblea autoconvocata presso la sede del Gruppo Abele, 250 rappresentanti delle più disparate realtá associazionistiche cittadine, per la prima volta riuniti, superando le distanze e le reciproche diffidenze per un programma comune. Per creare un osservatorio antifascista non solo in vista del 25 aprile e del Primo Maggio bensì permanente. Sono presenti ANPI, Askatasuna, Gabrio, Officine Corsare, NOTAV, Extinction Rebellion, collettivi studenteschi, Volerelaluna, Rifondazione Comunista, FIOM, Giuristi Democratici, Madri in piazza per la libertà di dissenso, Sinistra Anticapitalista, Centro Studi Sereno Regis.
Amedeo Cottino, Gastone Cottino, Livio Pepino, Chiara Acciarini, Marco Revelli
Alessandra Algostino, Gastone Cottino, Livio Pepino
Amedeo Cottino
Fotografie di Ezio Bertok
ALL’ARMI SON FASCISTI Torino reagisce
assemblea pubblica autoconvocata per una mobilitazione permanente contro il fascismo vecchio e nuovo
Torino – fabbrica delle E – corso Trapani 91/b lunedì 6 marzo 2023 – ore 20.30
interventi introduttivi Gastone Cottino Alessandra Algostino Marco Revelli
78 anni dopo la Liberazione gli eredi del fascismo, attualmente al governo, preannunciano la loro partecipazione alla festa del 25 aprile e pretendono di farlo senza compiere una esplicita critica di ciò che il fascismo ha significato nella storia del Paese e nella vita dei suoi cittadini. Non è, quindi, un riconoscimento dei valori della Resistenza ma è, piuttosto, un oltraggio al patrimonio di idee e di princìpi che l’hanno ispirata e animata. Fatto ancora più grave, non ci sono reazioni significative né a livello di opposizione politica né a livello di società civile. Sembra, anzi, prevalere una diffusa accettazione, quasi si trattasse di un gesto di pacificazione teso a sancire il superamento di divisioni che appartengono al passato. Non è così. Al contrario, ciò, oltre a mostrare gli effetti perversi di un antifascismo di facciata, svela una generale e pericolosa sottovalutazione della situazione che stiamo attraversando.
La presidente del Consiglio e il suo partito sono gli eredi diretti del fascismo di ieri. Lo sono per esplicite rivendicazioni, per i simboli a cui fanno riferimento, per la cultura che esprimono, per il linguaggio che usano, per le immagini del passato che portano con sé. Non ingannino le prese di distanze di maniera né l’inevitabile condanna delle leggi razziali, che avvengono in assenza di una lettura seria e approfondita del fascismo nei suoi fondamenti e nelle sue pratiche: di quel fascismo che è stato la stella polare del Movimento Sociale e che continua a esserlo nella fiamma del simbolo di Fratelli d’Italia. E non ingannino neppure le diverse modalità con cui il fascismo di oggi si presenta rispetto a quello di ieri, anch’esse inevitabili, dato il mutare dei tempi.
La presidente del Consiglio e il suo partito sono gli eredi diretti del fascismo di ieri anche per ulteriori, altrettanto decisive, ragioni. In particolare per il blocco sociale ed economico di cui sono espressione e per le politiche che praticano: il respingimento dei poveri dalla pelle scura, una scuola del merito che giudica ed esclude, lo smantellamento della sanità pubblica, le mani libere di chi vuole fare i propri affari, un fisco profondamente iniquo, il prevalere del privato sul pubblico, lo stravolgimento della Costituzione in senso presidenzialista, la secessione dei ricchi con l’autonomia differenziata, l’ulteriore precarizzazione del lavoro, il nazionalismo e l’aumento delle spese militari, la contrazione dei diritti delle donne e dei “diversi”.
Sappiamo bene che alcune – molte – delle politiche delle destre al governo sono il seguito coerente di scelte sciagurate praticate da precedenti governi, anche di centrosinistra. Ma oggi c’è un evidente salto di qualità, ché esse si inseriscono in una cultura illiberale e autoritaria e in un contesto di sconfessione e rovesciamento della Costituzione, che – lo si dice in modo esplicito – si vuole cambiare in parti fondamentali (quando non, addirittura, nella sua interezza).
Siamo in presenza del tentativo – assai avanzato – di mettere fine a una storia di riscatto e di affermazione di diritti, di libertà, di uguaglianza nata con la Resistenza e trasfusa nella Costituzione del 1948. A fronte di ciò non possiamo comportarci come se fossimo di fronte a una semplice alternanza di governo. Dobbiamo reagire. È tempo di ricostruire una sinistra politica fedele ai valori che ne hanno segnato la nascita e, prima ancora, di tornare a difendere e praticare, in ogni occasione, la visione antifascista, internazionalista, egualitaria, multiculturale, pluralista e pacifista della Costituzione.
Uno spazio di intervento esiste. Per questo abbiamo deciso di muoverci e di rivolgere un appello alle associazioni e alle organizzazioni democratiche cittadine, ai movimenti che operano in difesa di diritti, libertà e ambiente, alle donne e agli uomini, giovani e meno giovani, per i quali la Resistenza e la Costituzione sono i punti di riferimento da cui partire per cambiare rotta e per uscire dalla crisi che sta vivendo il nostro Paese