Volere la Luna a congresso, di Livio Pepino
Volere la Luna a congresso
I.
Comincio con una doverosa (seppur sintetica) informazione sullo stato dell’associazione, sulle cose fatte, sulle attività in corso e sulle prospettive.
Siamo allo scadere del quinto anno di vita dell’associazione. Abbiamo iniziato il nostro percorso il 27 marzo 2018 con 29 soci fondatori che sono diventati, ieri l’altro, 768, con 30 nuovi iscritti nel 2023. Di essi sono in regola con il pagamento della quota al 5 aprile – lo dico non per ragioni burocratiche ma per un necessario riferimento al diritto di voto in assemblea, secondo le previsioni dello statuto – 205: alla stessa data dell’anno scorso erano lo stesso numero di 205 (che sono diventati 330 a fine anno). Lo scarto tra gli iscritti e chi è in regola con i pagamenti dipende da molti fattori: la dimenticanza, il fisiologico distacco di alcuni iscritti, la circostanza che il versamento della quota può avvenire lungo tutto l’arco dell’anno etc. Il nostro bacino di riferimento è, peraltro, assai più ampio degli iscritti, almeno a giudicare dal fatto che la nostra newsletter raggiunge 3.284 persone.
La ripartizione territoriale dei soci resta sostanzialmente invariata, con una grande maggioranza (331, quasi la metà) di torinesi o piemontesi. Seguono Lombardia (77), Toscana (73), Lazio (54), Emilia-Romagna (41), Veneto (33) e Liguria (25). Come dico ormai tutti gli anni, se vogliamo darci una dimensione davvero nazionale, dobbiamo radicarci in maniera più omogenea sul territorio, anche promuovendo la costituzione di gruppi locali almeno nelle sedi maggiormente rappresentate (cosa avvenuta da ultimo – e lo sottolineo con grande piacere – a Catania). Segnalo anche che, seppur con piccoli numeri, stiamo diventando internazionali avendo aderenti in Francia (3), Svizzera (2), Belgio, Brasile, Germania, India e Usa.
Il sito, in funzione dal 3 giugno 2018, ha raggiunto, dall’inizio ad oggi, 3.764.747 accessi (dato del 18 aprile) e supera stabilmente le 2.000 visualizzazioni quotidiane. Nell’ultimo mese il picco giornaliero è stato di 3.993. Inseriamo circa 3 articoli al giorno (in realtà il sabato e la domenica ne vengono inseriti meno o non ne vengono inseriti affatto anche perché la newsletter, inviata il venerdì, richiama gli articoli dei giorni precedenti). I collaboratori continuano a crescere e quelli stabili sono una settantina. Da due anni è in funzione anche il sito di via Trivero che stenta, peraltro, a decollare e su cui dovremo fare un investimento maggiore.
Per quanto riguarda l’attività sul territorio, limitata – come si è detto ‒ alla realtà torinese (salvo un paio di dibattiti organizzati dal gruppo catanese): a) la sede di via Trivero è aperta stabilmente il giovedì e il venerdì (oltre che nei giorni in cui ci sono attività specifiche); b) nel 2022 abbiamo organizzato ben 40 incontri politico-culturali (come risulta dalla cronologia predisposta da Roberto Patrucco): tra essi meritano una segnalazione particolare la mostra “Il mondo di Altan” (che ha avuto una partecipazione assai ampia e una significativa eco mediatica) e la Festa di Volere la Luna (che per tre giorni ha visto centinaia di persone impegnate in via Trivero in incontri, dibattiti e momenti di socialità); c) gli sportelli informativi di carattere legale, sanitario e sulla casa hanno continuato a funzionare con un numero telefonico sempre attivo da cui le richieste vengono dirottate ai professionisti competenti. I dati di riferimento sono di 175 accessi di cui 82 (47%) di carattere legale, 14 (8%) di carattere sanitario, 65 (37%) relativi alla casa e 14 (8%) di contenuto vario; d) il servizio di “pasti sospesi” in collaborazione con il circolo dei Sardi A. Gramsci è stato attivo per tutto il 2022, anche se con un numero di interventi inferiore a quello che avremmo desiderato (per i limiti delle disponibilità economiche).
L’assemblea è, anche, il momento di analisi dei bilanci, che saranno illustrati dalla tesoriera e che sono a disposizione al tavolo della presidenza. Sinteticamente, il nostro bilancio consuntivo del 2022 vede entrate di 54.995 euro e uscite di 44.017 euro; quello preventivo del 2023 (redatto, come previsto dallo statuto, a inizio anno) prevede 52.743 euro di entrate e uscite di eguale entità. Le voci di entrata sono essenzialmente le quote associative (ordinarie o di soci sostenitori), le donazioni (in particolare quelle continuative di 30 euro mensili che vanno sotto la voce “un caffè al giorno” effettuate da oltre 30 soci) e i contributi di enti che hanno patrocinato nostre iniziative. Le uscite principali, oltre a quelle straordinarie, sono dovute alle spese per la sede di via Trivero, in particolare il canone di locazione di 3.000 euro annui (per l’esattezza, per i prossimi 7 anni, 6.000 euro con deduzione di 3.000 euro a compensazione delle spese da noi sostenute, forfettariamente conteggiate) e alla gestione del sito, pur limitata alle spese vive e ai rimborsi per chi provvede alle immissioni degli articoli e all’iconografia. I bilanci hanno una consistenza maggiore di quella degli anni precedenti (dell’ordine di 12.000 euro circa sia in entrata che in uscita): si tratta peraltro di una voce particolare e non ripetibile perché corrispondente al campeggio a Riace il cui onere organizzativo è stato integralmente assunto dall’associazione Spostiamo Mari e Monti ma che noi abbiamo co-organizzato assumendo il ruolo di associazione capofila (con conseguente uso del nostro conto corrente, in entrata, per i versamenti dei partecipanti e degli enti che lo hanno patrocinato e, in uscita, per i necessari pagamenti).
La prospettiva di maggior rilievo riguarda la ristrutturazione della palazzina e del capannone su cui siamo in ballo, non per colpa nostra, dal 2020 (e dunque da tre anni). Non sto a relazionarvi sui diversi tentativi e passaggi effettuati in questi anni; mi limito a dirvi che, usufruendo dell’ecobonus e del sismabonus, cedendo il relativo credito di imposta a Intesa San Paolo e godendo di un contributo della compagnia San Paolo per i progetti ritenuti migliori dovremmo riuscire a ristrutturare gli edifici, con opere del valore di oltre 300.000 euro, a un costo prossimo allo zero, mentre è tuttora incerta la possibilità di avere un contributo che consenta la costruzione anche della cucina. A giorni dovremmo avere la risposta definitiva di Intesa San Paolo mentre il contributo di Compagnia San Paolo (di 40.000 euro) è già stato deliberato. Vi terrò, ovviamente, informati dicendo fin d’ora che, nel caso in cui tutto vada a buon fine, i lavori, con connessa indisponibilità della sede, si svolgeranno da giugno a dicembre (termine ultimo per poter usufruire dell’ecobonus). Se, poi, riusciremo a costruire anche la cucina dovremo ricorrere a una raccolta fondi straordinaria (per integrare i 14.000 euro che già abbiamo accantonato). Aggiungo che l’esecuzione dei lavori porterà con sé l’opportunità di negoziare con il Centro Gobetti un prolungamento del contratto di locazione, al momento scadente al 31 dicembre 2029.
II.
Esaurita la parte informativa, passo ad alcune considerazioni sulla situazione politica generale e, in essa, sulle nostre prospettive. Comincio dalla situazione generale su cui mi limito a pochi cenni essendo stata, tra l’altro, oggetto di molti approfondimenti lungo tutto l’anno nel sito.
Teniamo la nostra assemblea mentre:
– l’Italia è in guerra (sia pure per interposto Paese) con un coinvolgimento ancor più intenso di un anno fa;
– la povertà, la disuguaglianza e gli attacchi all’ambiente crescono in maniera esponenziale, a livello nazionale e nei territori;
– abbiamo, per la prima volta nella storia repubblicana, un governo di conclama derivazione fascista (con un continuo picconamento anche sul piano della cultura e dei diritti civili);
– l’involuzione del sistema politico ha assunto dimensioni macroscopiche con la fuga dei cittadini dal voto e dalla partecipazione e l’assenza, a livello istituzionale, di ogni opposizione (ché la sinistra antagonista, sedotta anche da derive personalistiche, resta a percentuali di consenso prossime ai prefissi telefonici di un tempo; la sinistra interna allo schieramento parlamentare si è dimostrata, come era facile prevedere, subalterna o, comunque, irrilevante; il Partito democratico è ormai da tempo una forza centrista impermeabile ad ogni rinnovamento anche nei territori; il M5Stelle ha tenuto a livello di rappresentanza parlamentare ma, nonostante una pennellata di rosa, resta quel soggetto né di destra né di sinistra che ha voluto essere fin dall’inizio, come dimostra, da ultimo, il suo imbarazzo sulle politiche migratorie);
– tutto ciò accade senza che si manifestino, nel Paese, reazioni significative.
Sono cose che ci siamo detti e ripetuti in questi mesi a fronte delle quali mi limito a tre rilievi:
a) la nostra idea di fondo secondo cui bisogna lavorare per un’altra politica a partire dalle relazioni e dai rapporti interpersonali (quell’idea che ci ha portato alla costituzione di Volere la Luna) resta più che mai valida e confermata dai fatti, è condivisa qua e là da altri, ma tarda a produrre significative aggregazioni;
b) non credo che sia per noi possibile partecipare in alcun modo all’impresentabile teatrino dell’attuale politica istituzionale, ma dobbiamo cercare strade almeno per provocare questa politica (senza trascurare fatti nuovi, pur sopravvalutati e non decisivi, come il cambio della guida politica del Pd e il necessario bagno di opposizione dei 5Stelle);
c) l’assenza di opposizione sociale è un fatto conclamato nel nostro Paese ma non in Europa (la cui situazione politica è pur assai simile alla nostra), almeno a giudicare da quel che accade in Francia, in Germania, nel Regno Unito. Credo dovremo capirne le ragioni e muoverci di conseguenza.
III.
A questi (e a molti altri) profili dovrà essere dedicata la nostra riflessione di oggi e dei mesi a venire per definire anche un’azione politica coerente. Per questa azione politica azzardo tre settori di intervento di cui, in verità, già abbiamo parlato negli anni scorsi senza, peraltro riuscire a decollare:
– un più accentuato radicamento territoriale: a Torino e, auspicabilmente, in altri contesti. Senza questo radicamento i nostri discorsi resteranno astratti e con scarso impatto sulla realtà. Nel radicamento territoriale comprendo tutto: le attività per così dire sociali (dagli sportelli di consulenza ai pasti sospesi e via elencando), le iniziative politico-culturali, la partecipazione ai momenti di mobilitazione locali o cittadine (sul versante ambientale, a tutela dei migranti etc.). Con la nuova sede, più funzionale e duttile di quella attuale, ci saranno le condizioni materiali per questo salto di qualità ma, come vedremo, non basteranno;
– il lancio di alcune “campagne” (contro l’autonomia differenziata, sulla sanità, sul lavoro…) per creare maggior consapevolezza e mobilitazione politica ma anche, insieme, per costruire reti e collaborazioni: con associazioni e movimenti ma anche – se ci saranno – con pezzi di forze politiche e sindacali tradizionali che si dimostrino interessate;
– la costruzione di un luogo stabile di approfondimento e confronto politico costruito insieme ad altre realtà del territorio (una scuola di buona politica dal basso che sorregga iniziative di mobilitazione) con il supporto del sito e con quaderni di documentazione che consentano di capitalizzare e di mettere a disposizione le elaborazioni effettuate.
Potrei approfondire e continuare indicando molti altri interventi possibili, sia a livello generale che sul territorio, ma rischierei di ripetere un po’ stancamente cose che – come ho ricordato poco fa – ci siamo detti anche negli anni scorsi. Purtroppo con scarsa utilità: non per difetto di elaborazione ma perché, a fianco dei problemi generali, c’è un problema specifico che sta dentro di noi.
Ho enunciato all’inizio i nostri numeri: di soci, di bilanci, di attività. Sono numeri per molti aspetti positivi, apparentemente incoraggianti. Possiamo vantarli all’esterno ma sappiamo che nascondono una realtà assai più problematica. Per percorrere in maniera coerente e proficua la strada che abbiamo intrapreso ci sono, infatti, due snodi fondamentali e irrisolti: a) il mancato incremento del gruppo delle persone attive, con l’innesto di giovani che portino anche una maggior attenzione e sensibilità ai temi vicini ai loro coetanei e garantiscano il necessario ricambio; b) la mancata realizzazione di esperienze analoghe a quella torinese in altre aree del territorio (di cui si è, a volte, parlato ma che non sono mai decollate, salvo il caso – importante ma ancora limitato e isolato – di Catania). Se non riusciamo a risolvere questi snodi la nostra presenza nel panorama politico e sociale – dobbiamo esserne consapevoli – perderà rilievo ed interesse. Non ho ricette né bacchette magiche ma so che la questione deve essere posta al centro della nostra riflessione e della nostra iniziativa.
Concludo con una considerazione che mi riguarda direttamente. Sono presidente dell’associazione dalla nascita (nel 2018) e sono stato confermato nell’incarico lo scorso anno per un ulteriore triennio. Porterò a termine questo mandato (anche per le molte iniziative attualmente in cantiere, a cui ho in parte fatto cenno), ma non sarò disponibile per altri rinnovi: per tante ragioni, la più importante delle quali è che il rinnovamento bisogna promuoverlo praticandolo (e, come qualcuno ricorderà la mia proposta, pur non condivisa dai più, era quella di porre nello statuto un limite temporale a tutte le cariche di rappresentanza). C’è ancora molto tempo davanti e a qualcuno potrà sembrare prematuro porre ora il problema. Può darsi. Ma, intanto, cominciamo a pensarci, perché le cose vanno preparate e non si può procedere per forza d’inerzia.
È la relazione del presidente all’assemblea nazionale di Volere la Luna del 22 aprile