Articoli categoria: Cultura

26 maggio: riapre l’Uc con la Lezione Antonicelli

Uc e Compagnia Marco Gobetti riaprono al pubblico la sala storica di via Cesare Battisti 4b (Torino) lanciando la formula del doppio cast e quadruplicando così la possibilità di partecipazione del pubblico a uno spettacolo teatrale.

Nell’approssimarsi della Festa della Repubblica, il teatro torna in Uc con la lezione recitata FRANCO ANTONICELLI – L’inesorabile determinazione a vivere e migliorare il presente di Leonardo Casalino con Diego Coscia e Marco Gobetti (due repliche a testa, in alternanza).

Mercoledì 26 maggio, 4 repliche per studenti e cittadinanza, alle 10; 11,30; 19,45 e 21,15, ingresso a offerta libera. Posti limitati, richiesta la prenotazione via mail (specificando l’ora scelta e indicando un recapito telefonico): unioneculturale@gmail.com

Sono disponibili altre singole repliche nelle mattinate dei giorni successivi presso le scuole superiori di Torino che ne faranno richiesta. 

IL DOPPIO CAST | Lo spettacolo con doppio cast può garantire sino a quattro repliche giornaliere, a intervalli e a partire dal mattino oppure al pomeriggio/sera, senza soluzione di continuità; in questo modo, qualunque spazio teatrale può quadruplicare la quantità di pubblico consentita dalle norme vigenti. Oltre alle occasioni di lavoro per attori e tecnici, si intendono così aumentare le occasioni di partecipazione per gli spettatori limitati dai pur necessari contingentamenti e/o chiusure e/o paure diffuse, derivanti dall’emergenza epidemica. L’idea del doppio cast figura nel documento Politiche produttive illuminate, legato alla mappa sul “teatro che è stato e che sarà” realizzata dal gruppo Centimorgan, nell’ambito del progetto “Argo. Materiali per un’ipotesi di futuro”, promosso  dal Teatro Stabile di Torino.

LA LEZIONE RECITATA | La vita di Franco Antonicelli: la giovinezza sotto il regime, la scelta antifascista, la militanza nei movimenti liberali, la presidenza del CLN piemontese, l’attività di intellettuale a tutto tondo (insegnante, giornalista, letterato, organizzatore culturale, fondatore nel Dopoguerra, tra le altre istituzioni, dell’Unione Culturale, dell’Istituto storico della Resistenza in Piemonte, dell’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza, del Centro studi Piero Gobetti), sino all’impegno politico e parlamentare nel gruppo della Sinistra indipendente. Una biografia esemplare, ispirata ai valori della Resistenza, della democrazia e del rispetto dei principi costituzionali, ripercorrendo la quale è possibile affrontare le principali tappe della storia del Novecento italiano.

“Dalla memoria alla Storia – Esperienze di viaggio nel passato”, di Salvatore Tripodi

“Dalla memoria alla Storia – Esperienze di viaggio nel passato”, di Salvatore Tripodi

EDIZIONI MILLE

172 pagine

COD: ISBN 978-88-87780-863

Il viaggio tra storia e memoria raccoglie anni di progettazione di­dattica, cultura e amore per la storia, luoghi della memoria da Torino ai santuari dell’umano dolore, i lager e i campi di sterminio nazisti che l’autore ha raccolto con certosina capacità di fare ordine e chia­rezza nei ricordi di una vita di docente anche e soprattutto attraverso la relazione con gli amici, i colleghi, gli studenti. Percorsi didattici ed esperienze educative, la ricerca del metodo storico come sigillo di una esperienza mai elitaria ed accademica ma come prassi propedeu­tica per un senso civico e civile fondamentali per una co­munità de­mocratica sono il mantra di Tripodi, con il suo coraggio, la sua pas­sione e la sua simpatia. Ebbi la fortuna e l’onore nel 2011 di parteci­pare ad uno dei viaggi del Treno della memoria con Salvatore Tripo­di. Da quel momento è iniziata un’amicizia che dura ancora oggi.

Il mito della civiltà contemporanea fa risalire l’inizio del meravi­glioso progresso umano alla scoperta dell’agricoltura. Gli uomini avreb­bero inventato l’agricoltura per far fronte alla crescita della popola­zione e, così facendo, divennero sedentari e costruirono vil­laggi e poi città… Parlare di storia, alimentare la memoria del passa­to per comprendere il presente e costruire il futuro è la cifra profon­da e saggia del presente volume di Salvatore Tripodi.

Insegnante, cittadino attivo, sindacalista, formatore, viaggiatore e soprattutto amico ha raccolto una vita, la sua, che mai è stata caratte­rizzata dall’io personale e solitario, ma sempre dal noi plurale e aper­to. Tutto parte da un bellissimo titolo che esprime quasi un deside­rio che mai potrà essere compiutamente esaudito, “visitare” il passa­to.

Oltre la polarità ma in una logica nuova di dialogo per spezzare la logica della contrapposizione memoria-oblio, Tripodi con le testimo­nianze degli eroi della Resistenza nei lager a confronto con le giovani generazioni compie un miracolo civico di restituzione di libertà, de­mocrazia e dignità alla storia, anche nei passaggi tragici del Nove­cento.

Siamo dunque alla presenza di un racconto di racconti, una rac­colta di esperienze e di vite e volti che va ben oltre le distorsioni sem­pre più accelerate della temporalità, in cui un più radicale ossimoro tra una memoria quella tardo moderna avvertita come “debole” in­termittente, svuotata dei suoi contenuti identitari, è disegnata piutto­sto sulle superfici effimere di una comunicazione elusiva e per defi­nizione mutante.

Nel volume in maniera forse inconsapevole ma autentica si de­nuncia e si supera in modo radicale una memoria espansa alla sua massima potenza, pervasiva e debordante come “una virtù ipertrofi­ca” (l’espressione già ricordata all’inizio è dello storico Charles Ma­ier). Essa è realtà oppressa da una tendenza negativa che tende a mu­sealizzare in modo amorale, a perpetuare una pratica commemorati­va narcisisticamente compiaciuta e auto indulgente: una tenden­za, insomma morbosa alla canonizzazione liturgica della memoria, spe­cie nelle pieghe più tragiche della evoluzione della ci­viltà umana.

Proprio su un tema in cui il silenzio e la condanna eterna sarebbe­ro i significati teleologici più evidenti nel saggio di Salvatore Tripodi si pone attenzione nei diari di viaggi ad Auschwitz che per tanti anni (scolastici) ha seguito con la passione civica e morale di un maestro, l’ascolto dei giovani e delle loro coscienze. Più ci si allontana da quel tempo e i testimoni diretti scompaiono più difficile è distinguere lo stermino del nazismo da altre aberranti stragi della storia dell’umani­tà dall’antichità ad oggi. C’è dunque un rifiuto di una per­versa indu­stria della memoria, come sembrerebbero provare i nume­rosi studi e musei dell’Olocausto soprattutto nel mondo americano impront­ati in taluni casi a una spettacolarizzazione edificante della sofferenz­a.

Al contrario, nei racconti dei diari e nel confronto durante e dopo il viaggio c’è la consapevolezza di costruire coscienze sagge, critiche e li­bere di nuovi testimoni che non hanno vissuto ma hanno ascoltato i testimoni di quel tempo e visto le tracce della barbarie umana. Non dunque un “eccesso di memoria” ripiegato patologicamente su se stessa, segno della caduta di un progetto di futuro, un ritirarsi, rassegnato e spento, dall’agire politico, ma un memento, una presa di coscienza profonda, che tocca le viscere dell’essere uomini per il bene e contrapporsi al male che è sempre presente e in potenza ancora in ipotesi devastante come allora.

Giovanni Pistoi scrive  a Salvatore Tripodi

Gent.mo Prof. Tripodi,

due parole soltanto: una per scusarmi, l’altra per ringraziarla. La morte improvvisa di un carissimo amico mi aveva impedito di partecipare alla presentazione della sua ultima pubblicazione. Un successivo accavallarsi di altri problemi non mi ha consentito di scendere a Torino dalla mia sorella Chiara che è riuscita a farmi pervenire il suo prezioso libro soltanto domenica scorsa. Ho così finalmente potuto leggere queste “esperienze di viaggio nel passato” (dalla memoria alla storia) con tutta l’attenzione e il rispetto che meritano.

Grazie davvero per questo dono di intelligenza.

La memoria non serve solo  a conservare lo spessore di eventi passati. È dovere di tutti tenere vivo con ogni mezzo, soprattutto nelle nuove generazioni che non hanno più nessuna memoria nè diretta nè raccontata, l’interesse e la partecipazione alla difesa di valori autentici (come quelli che ad esempio ispirarono la Resistenza) affinchè certi orrori verificatisi in passato non si ripetano più; valori primari da difendere, primo fra tutti quello di una libertà che persegua la giustizia, la solidarietà, la fratellanza, la pace… per continuare a credere che un mondo diverso, più onesto, più pulito, sia ancora possibile; un mondo in cui il nemico comune sia ancora una volta l’egoismo, la corruzione, la sporcizia, la violenza del troppo denaro, l’arroganza del più forte; un mondo dove la solidarietà autentica, l’amicizia e, soprattutto, la dignità e il rispetto di ogni uomo prevalgano davvero e finalmente sui vincoli di qualsivoglia appartenenza. Per questo, solo per questo, ricordare rimane un dovere.

Caro Professore, il libro dimostra ampiamente quanto i suoi ex allievi/allieve (i “nuovi testimoni”) abbiano tratto beneficio dalla sua esperienza educativa arricchita in anni di progettazioni didattiche. Non mi resta che complimentarmi per il suo grande lavoro augurandole ogni bene. Con un solo rammarico: non aver avuto, il sottoscritto, quando più di cinquant’anni fa era ancora giovane studente, un insegnante di storia come Lei.

Con stima,

Giovanni Pistoi

Ennio Pistoi

dal libro “Dalla memoria alla Storia – Esperienze di viaggio nel passato”, di Salvatore Tripodi pagg. 36-37

Ennio Pistoi nasce a Roma il 20 maggio 1920 da una famiglia di origi­ni toscane. Suo padre Silvio, ferroviere, nel 1927 per motivi di lavoro si trasferisce a Torino con la moglie Concetta e i figli Luciano1, Mario e Ennio. Quest’ultimo è ufficiale di complemento prima a Trieste e successivamente in Croazia; nel settembre del 1942 prende parte alla spedizione in Russia. Riesce a sopravvivere alla drammatica ritirata del Don e di conseguenza viene rimpatriato il 15 giugno 1943.

Dopo l’8 settembre del ‘43 sceglie di partecipare all’organizzazione della prima formazione partigiana Valle di Lanzo. Il 19 settembre 1944 rientra a Torino con una formazione autonoma, insieme ad altri quat­tro uomini libera, senza alcun spargimento di sangue, 148 detenuti nel Carcere Giudiziario Militare di via Ormea destinati alla deporta­zione in Germania2. La sua attività nella Resistenza continua all’in­terno del SIMNI (Servizio Informazioni Militari del Nord Italia) dove ricopre vari incarichi di comando occupandosi principalmente della rete informativa clandestina radiofonica. A causa della sua attività antifascista viene arrestato tre volte. La prima subito dopo l’attacco al Carcere Militare: rimane nel quarto braccio del Carcere Le Nuove di Torino, nel reparto destinato ai prigionieri politici, fino al 25 dicem­bre 1944. Tre giorni dopo vie­ne cattura­to dal­la Deci­ma Mas e trattenuto pres­so la ca­serma Monte Grappa fino al 14 genna­io 1945.

Infine l’8 apri­le è arresta­to dalle SS te­desche e co­notto nel famiger­ato primo bra­ccio delle Carceri Le Nuo­ve di Torino. Riesce a evitare fortu­nosamen-te la fucilazione e viene li­berato il 27 aprile.

Dopo la guerra ricopre la carica di segretario torinese e provincia­le della Democrazia Cristiana, ma si ritira dalla politica verso la fine degli Anni Cinquanta. Lavora per oltre venticinque anni come diret­tore commerciale alla Bertello di Borgo San Dalmazzo. Per diversi anni è presidente del Centro Studi Giorgio Catti e dell’Associazione Partigia­ni Cristiani, sezione provinciale di Torino, e dedica il suo tem­po libe­ro a testimoniare i valori ideali della Resistenza, in particolare ai più giovani, incontrandoli nelle scuole e nei luoghi della memoria. I suoi racconti di vita sono stati raccolti in un libro3. Muore a Torino il 5 febbraio 2009.

1. Luciano Pistoi (Roma 1927- S. Maria Novella,1995). Militante del PCI, ar­restato per volantinaggio nel 1944, partecipa alla Resistenza. Nel dopoguerra la­vora nella redazione de l’Unità (quotidiano comunista) e diviene famoso critico d’arte e gallerista di primo piano.2. Una targa posta in via Ormea il 18 novembre 2015 ricorda l’episodio che vide Ennio Pistoi protagonista.

3. E. Pistoi, Nonno Ennio racconta – Perché parlare di Resistenza ai giovani, Ed. L’Arciere, 1997.

Storia sociale e del lavoro degli Stati Uniti

Dal XVIII secolo una variegata umanità di donne e di uomini è giunta negli Stati Uniti per cercare lavoro e fortuna. Questo libro racconta la storia di quella parte di loro che, pur trovandosi a vivere in un contesto che esalta il successo individuale, ha cercato di lottare collettivamente per i diritti del lavoro e per quelli civili. Una vicenda appassionante e tragica di lotte sociali i cui protagonisti hanno fatto la miglior storia degli Stati Uniti, una storia importante da conoscere e valorizzare.

In allegato al libro si possono trovare alcuni aspetti specifici statunitensi che compendiano il testo:
– l’emigrazione italiana e le sue caratteristiche sociali e politiche
– la specifica contrattazione sindacale statunitense
– la filmografia progressista
– la cinematografia a carattere sociale (sono censiti una novantina di film)
– i brani di alcune canzoni di lotta del lavoro
– una bibliografia di opere di saggistica e narrativa (che comprende un centinaio di libri).

 

Ezio Boero è nato nel 1954 a Torino.

Si avvicina alla politica attiva dal 1968 presso il IV Istituto Tecnico Comm. Aderisce nel tempo a Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista, Sinistra Critica.
Oggi è iscritto ad associazioni ambientaliste e umanitarie e alla C.U.B. (Confederazione Unitaria di Base).

Nel 1974 è nel Collettivo Universitario Studentesco di Scienze Politiche; nel 1977-79 redattore di Radio Città Futura di Torino; una ventina di anni delegato sindacale di reparto poi rappresentante CGIL nell’azienda dove lavorava; nel 1994 tra i costitutori di ALLBA (Associazione Lavoratrici e Lavoratori Bancari e Assicurativi).

Tra i promotori dei Comitati per la Difesa del Parco Sempione e Dora Spina Tre. Su queste esperienze di quartiere ha scritto Governance urbana e conflitti territoriali in una Circoscrizione torinese

Ha pubblicato:

  • La Spina 3 di Torino, Trasformazioni e partecipazione: il Comitato Dora Spina Tre, Impremix Edizioni Visual Grafika, 2011
  • Da cittadella industriale a Spina 3: una riconversione incompiuta in Postfordismo e trasformazione urbana, IRES Piemonte, 2016
  • Racconti torinesi da leggere in tram, StreetLib, 2017
  • Granata. Una storia di Resistenza, StreetLib, 2019
  • Racconti inopinatamente decontestualizzati, StreetLib, 2019
  • Storia sociale e del lavoro degli Stati Uniti, StreetLib, 2019

info: ezioboero@libero.it

Volevamo cambiare il mondo. Storia di Avanguardia Operaia 1968-1977

Gli anni dal 1968 al 1977 costituirono il periodo delle lotte che cambiarono la società, della ribellione, delle speranze e delle grandi passioni, della politica che dava un senso alla vita. Furono formate nuove organizzazioni, che condividevano la volontà di “cambiare il mondo”, in sintonia con le dinamiche emergenti a livello internazionale. Avanguardia Operaia fu una delle formazioni politiche più importanti della nuova sinistra per l’impegno nelle lotte in molti settori della società. Questo volume ne ricostruisce la storia utilizzando soprattutto le testimonianze di vita dei partecipanti. L’analisi delle interviste raccolte permette di svolgere una riflessione approfondita sui processi di socializzazione politica dei militanti attivi negli anni Settanta, mettendo in evidenza il profilo assunto dal loro impegno politico e i suoi effetti sulla trasformazione della vita personale anche negli anni successivi.

(Mimesis ed.) a cura di Roberto Biorcio e Matteo Pucciarelli e con la Prefazione di Giovanna Moruzzi.

recensione di Riccardo Barbero tratta da l’Indice

Restiamo umani

Lancio del bando del concorso cinematografico nazionale

Lavori in Corto. Restiamo umani

con proiezione del film #387 di Madeleine Leroyer

 Giovedì 15 aprile 2021, online su Streeen.org

accesso libero

Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana.”

Vittorio Arrigoni

In occasione del decimo anniversario della scomparsa dell’attivista per i diritti umani e reporter Vittorio Arrigoni, giovedì 15 aprile l’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) lancia il bando dell’ottava edizione del concorso cinematografico nazionale Lavori in Corto il cui sottotitolo scelto quest’anno è Restiamo umani per ricordare l’adagio con il quale Arrigoni concludeva i suoi articoli dalla Palestina. La pubblicazione del bando è accompagnata dalla proiezione del film documentario #387 di Madeleine Leroyer (2019, 66′, Francia, Belgio, Italia), co-prodotto da Enrica Capra di GraffitiDoc, che affronta il delicato e urgente tema dei migranti, argomento che il regista indipendente e militante Armando Ceste, scomparso il 15 aprile del 2009 e al quale è dedicato il primo premio del concorso, ha ampiamente affrontato nel suo cinema. Il film, la cui visione è gratuita e online su Streeen.org, sarà accessibile a partire dalle ore 18.00 del 15 aprile per ventiquattro ore.

 

Da sempre lo spirito che accompagna il concorso è quello di lavorare sui temi più urgenti del nostro presente con il doppio obiettivo di documentare e denunciare ingiustizie da una parte e, allo stesso tempo, di raccontare esperienze positive e buone pratiche da diffondere tra la cittadinanza e nelle nostre comunità – commenta Vittorio Sclaverani, Presidente dell’AMNC. Restiamo umani è il titolo scelto per questa edizione, in omaggio a Vittorio Arrigoni, con la speranza di stimolare giovani registi a condividere le loro opere e i loro sguardi alle molteplici forme di solidarietà che si sono attivate dal basso, in particolare negli ultimi mesi, in un mondo in cui si acuiscono e si accrescono le disuguaglianze e dove i diritti sembrano essere sempre più messi ai margini. Riteniamo quindi necessario porre l’attenzione ai più fragili, agli ultimi e ai penultimi come i migranti, i minori, le donne, i detenuti, i poveri, le persone con disabilità, le minoranze anche di genere e tutti coloro che chiedono maggiori diritti in ambito politico, civile, sociale, educativo, culturale, lavorativo, religioso, e ambientale. Le figure e i percorsi personali di Arrigoni e Ceste permangono in questa direzione estremamente significativi come esempi da ripensare e riproporre oggi.

Il bando resta aperto due mesi fino al 15 giugno 2021 ed è rivolto a tutti i registi under35 italiani e stranieri operanti sul territorio nazionale. Saranno accolti film, cortometraggi di finzione, documentari brevi, animazioni, docu fiction, ecc. non superiori ai 30 minuti, realizzati in una data non antecedente al 1° gennaio 2019. I film che non rispettano questi parametri potranno essere valutati come opere Fuori concorso. L’iscrizione è gratuita per tutt* i partecipanti. La selezione del concorso sarà curata dello staff dell’AMNC e nel corso dell’estate 2021 avverrà la restituzione con la premiazione dei vincitori decretati da una giuria composta da professionisti del settore cinematografico, da attivisti dei diritti umani e dai rappresentanti delle realtà partner del progetto.

Tre sono i Premi in palio:

  •  il Primo Premio Armando Ceste con un valore di 1.000 Euro, offerto da Nova Coop, la cooperativa della grande distribuzione
  • il Gran Premio della Giuria, dedicato quest’anno a Vittorio Arrigoni, con un valore di 600 Euro
  • il Premio assegnato dalla Fondazione Montessori Italia al miglior film che tratterà i diritti dell’infanzia, con un valore di 600 Euro

Il film documentario #387 di Madeleine Leroyer (2019, 66′, Francia, Belgio, Italia)

Frammenti di una lettera d’amore e qualche foto ancora intatta. Una felpa, un paio di pantaloni, una cintura… ecco quel poco che resta del numero #387, uno dei mille migranti annegati il 18 aprile 2015, al largo della costa libica, nel naufragio della nave fantasma che li trasportava. Dalla II Guerra Mondiale a oggi, la tragedia con il più alto numero di vittime nel Mar Mediterraneo. A Milano, l’antropologa forense Cristina Cattaneo è a capo della più vasta operazione di identificazione mai intrapresa nell’area del Mediterraneo. Sta cercando di dare un nome a ognuno dei tanti dispersi. Nei piccoli villaggi della Mauritania meridionale, Senegal e Mali, José Pablo Baraybar, responsabile dell’identificazione dei migranti dispersi nel Mediterraneo per il Comitato Internazionale della Croce Rossa, incontra le famiglie per raccogliere il maggior numero possibile di informazioni ante-mortem per consentire al team di Cristina Cattaneo di provare a far combaciare i risultati. In Sicilia, Giorgia Mirto conta le tombe senza nome. La sua ricerca scientifica è alimentata dalla ferita mai rimarginata della sua famiglia. Dal nulla ai vivi, il film racconta tre anni di questa missione.

Il film sarà poi disponibile dal 16 al 18 aprile 2021 su OpenDDB. L’accesso nella sala virtuale sarà possibile con una donazione libera responsabile.

Per maggiori informazioni

http://amnc.it/lavorincorto@gmail.com

Pagina facebook: https://it-it.facebook.com/lavorincorto/

Profilo Instagram: https://instagram.com/lavorincorto

Ufficio Stampa Associazione Museo Nazionale del Cinema:

Giulia Gaiato – ufficio stampa

gaiatogiulia@gmail.com | 346.5606493

L’AMNC e Lavori in Corto da sempre operano portando avanti un’idea di rete, più che mai necessaria rispetto al presene che stiamo vivendo; per l’ottava edizione il mosaico delle realtà socio-culturali che hanno aderito al progetto è davvero molto ampio. Particolarmente significativo è il sostegno da parte della Fondazione Vittorio Arrigoni Vik Utopia Onlus presieduta da Egidia Beretta. Anche Film Commission Torino Piemonte riconferma per l’edizione 2021 la sua collaborazione rendendosi disponibile a supportare l’iniziativa a tre diversi livelli: offrendo la promozione del concorso sui propri canali di comunicazione, presentando ai professionisti piemontesi (in primis alle società di produzione iscritte alla Production Guide del sito www.fctp.it) i progetti finalisti e, infine, organizzando un workshop di presentazione dei propri servizi e dei propri bandi rivolto ai partecipanti di Lavori in Corto. Una giuria composta dai redattori del quotidiano indipendente online eHabitat assegnerà una menzione speciale al miglior film che tratta le tematiche ambientali.

Lavori in Corto. Restiamo umani è un progetto realizzato con il sostegno di Regione Piemonte, Fondazione CRT, Nova Coop,  Fondazione Vittorio Arrigoni – Vik Utopia Onlus, Fondazione Montessori Italia; con il patrocinio di Museo Nazionale del Cinema, Amnesty International Piemonte e Valle d’Aosta, EMERGENCY Infopoint, Centro Studi Sereno Regis; con la media partnernership di Rai Cinema Channel, Film Commisson Torino Piemonte, Streeen, Agenda del Cinema a Torino, eHabitat, Border Radio e con la collaborazione di Fondazione Antonio Megalizzi, Unione Culturale – Franco Antonicelli, ANPI Alta Valle di Susa, Artemuda, Distretto Cinema, Comala, Impresa&Territorio, Rete delle Case del Quartiere, StraLi, Lacumbia Film, Oratorio Michele Rua, CiaoLapo Onlus, Erreics Onlus, InGenio, Luoghi Comuni Porta Palazzo, Officina Creativa, UILDM Sezione di Torino, Balon Mundial, Volere la luna, Volonwrite, CineTeatro Monterosa, Diritti a Orvieto, Teatri di Nina, SeeYouSound, ConCorto, Divine Queer Film Festival, Disability Film Festival, Associazione Sinestesia, Psicologia Film Festival, Valsusa Film Fest, Filmidee, Kinocchio, École Cinéma, NAZRA Palestine Short Film Festival, Sinapsi Produzioni Partecipate, InMediazione, Sulmona Cinema, Frame Division, Festival nazionale dello Sport integrato, Associazione Sguardi e Associazione Fattizze d’Arneo.

La storia di Lavori in Corto

Lavori in Corto è un concorso e festival cinematografico nazionale fondato nel 2012 dall’Associazione Riccardo Braghin e curato dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) rivolto a giovani autori under35, nato con l’obiettivo di scardinare pregiudizi su tematiche sociali importanti della nostra contemporaneità attraverso il linguaggio audiovisivo. La prima edizione (2012) ha trattato la tematica dell’integrazione attraverso il lavoro, la seconda (2013) si è concentrata sul tema delle questioni abitative, la terza (2014) ha affrontato il tema della partecipazione attiva e delle diverse forme di organizzazione e democrazia dal basso, la quarta (2015) si è dedicata ai sogni e bisogni delle nuove generazioni, la quinta edizione (2016) alle tematiche della libertà, della reclusione e dei diritti, la sesta (2017) sul mondo della disabilità, realizzata grazie al sostegno della Cooperativa Pier Giorgio Frassati, e la settima (2018) sulla salute mentale a quarant’anni dall’approvazione delle Legge Basaglia realizzata grazie a Il Bandolo Onlus. Dall’edizione 2014, il concorso è nazionale, nell’intenzione di venire a conoscenza anche di realtà extraterritoriali che mostrino analogie o differenze rispetto al territorio piemontese, anche grazie alla collaborazione con Rai Cinema Channel dal 2015.

Streeen.org nasce per promuovere il cinema d’autore, il cinema indipendente, il cortometraggio, il documentario, il cinema sperimentale e quello off-off. Attraverso il portale, viene promosso il cinema d’autore, italiano ed internazionale, in Italia e nel mondo. Un portale che non si limita ad offrire uno streaming di contenuti di qualità, ma che, attraverso la realizzazione di rassegne e proiezioni evento sul grande schermo, associate alla distribuzione online, ambisce a creare un circuito virtuoso, tra le differenti modalità di fruizione del cinema.