Articoli categoria: Solidarietà

Pasti Sospesi – contribuite con 5 euro

 

 

i disegni di Gianluca Costantini per OCALAN

Una nuova campagna: Diritto all’Abitare e Luci a Rosarno-Piana di Gioia Tauro

Volere la luna ha raccolto l’invito della Rete di Comuni Solidali (RECOSOL) che aderisce al progetto: Diritto all’Abitare e Luci a Rosarno-Piana di Gioia Tauro curato da Mediterranean Hope con la distribuzione di agrumi avvenuta mercoledì 16 febbraio in via Trivero.

 

“PASTO SOSPESO” per le famiglie in difficoltà non solo il caffè

Oggi  a  pag. 53 Articolo  di D.Mol. sul quotidiano LA STAMPA

IL PUNTO

” Non solo caffè  Pasto sospeso per le famiglie “

Adil Belakhdim

Non si deve dimenticare che lo sciopero per cui Adil Belakhdim è morto si svolgeva nel quadro della giornata nazionale di mobilitazione della logistica proclamata da tutto il sindacalismo di base contro gli episodi di “squadrismo padronale” ma anche contro il contratto nazionale di lavoro di recente siglato dai Confederali e considerato, appunto, collusivo. Così come fa male, a chi ha conosciuto la Cgil in altri tempi, sapere che
l’intervento della polizia contro i picchetti dei lavoratori della FedEx TNT di Piacenza che all’inizio di aprile protestavano contro la chiusura, era stato richiesto da esponenti della Camera del lavoro locale, che infatti nei giorni successivi era stata circondata in segno di protesta da centinaia di lavoratori disgustati.

Marco Revelli su Il Manifesto del 19 giugno I Buchi neri del capitalsimo e del sindacato

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Adil Belakhdim. Disegno di Gianluca Costantini pubblicato  su Il Domani

Giornata mondiale del Rifugiato. Biella, giardini Zumaglini, Venerdì 18 giugno dalle ore 18

La Cicloofficina Thomas Sankara e il Coordinamento Antifascista Biellese chiedono la chiusura del CPR (Centro Permanente per i Rimpatri) di Torino.

Lo facciamo insieme alla Camera Penale “Vittorio Chiusano” del Piemonte Occidentale e Valle d’Aosta.

Il suicidio di Mousse Balde nel CPR torinese non è un incidente ma la conseguenza della gestione di una “tecnologia” discriminatoria e anticostituzionale.

Mousse Balde aveva 23 anni, a Ventimiglia era stato massacrato a colpi di spranga da tre giovani italiani. Dopo le prime cure era stato rinchiuso in isolamento nel “l’ospedaletto” del CPR di Torino.

Musa domandava: “Perché sono qui? Quando mi fate uscire?”. Musa non ha resistito: sofferente, disperato, si è impiccato con le lenzuola alle sbarre della propria gabbia.

Lo hanno trovato morto, non c’era più nulla da fare: suicidio! Si aprirà un’inchiesta?

Ancora una volta il trattenimento a fini di rimpatrio ha provocato la morte. Gli errori delle Istituzioni nella gestione dei rimpatri e le politiche insufficienti nell’accoglienza dei migranti provoca vittime. E quando “i trattenuti” nei CPR non vogliono morire si fanno del male: i casi di autolesionismo sono tantissimi!

I CPR sono “non luoghi” nei quali la legalità è sospesa. Stranieri senza permesso di soggiorno, senza aver compiuto alcun reato sono rinchiusi, in media 90 giorni, per un accertamento amministrativo. Richiusi in gabbie metalliche senza poter comunicare con l’esterno.

L’assistenza è appaltata a soggetti privati, senza le competenze adeguate e senza alcuna funzione ufficiale. Protocolli al ribasso risparmiano sull’assistenza medica e psicologica.

Gli operatori sono gli unici ad accedere alle aree dei “trattenuti/detenuti” e questo crea un gravissimo problema di accesso alle cure, di sicurezza personale e di rispetto della legalità.

Tutto ciò è inaccettabile in un paese civile. I risultati poi sono quelli che conosciamo!

Per ritornare ad essere un paese civile i CPR devono essere chiusi, a cominciare da quello di Torino, e i capitali risparmiati investiti in accoglienza dignitosa.

Deve, al più presto, essere cancellato il reato di “immigrazione clandestina”, vera causa dell’immobilismo delle Istituzioni nella gestione delle migrazioni, dell’accoglienza e per il rispetto e l’applicazione del “diritto d’asilo”.

Per questo saremo presenti alla “giornata del rifugiato”, il 18 giugno, con il Tavolo Migranti di Biella.

Arci Solidarietà Cicloofficina Thomas Sankara

Coordinamento Antifascista Biellese

Pasto sospeso

I pasti sono destinati a famiglie selezionate tra quelle già inserite nel progetto di #torinosolidale e che sono state colpite in maniera particolare dall’emergenza sanitaria dell’ultimo anno.
Il menù di oggi prevede:
– cuscus fregola
– torta salata con cannellini e bietole
– burrata
E grazie al mitico Enzo di Volerelaluna all’opera per le consegne!
Più Spazio 4
Cose belle che succedono nel quartiere.
Il protrarsi dell’emergenza sanitaria porta alla nascita di nuove collaborazioni sul territorio.
È il caso di quella tra Volere la luna e l’Associazione dei sardi in Torino – A. Gramsci che hanno deciso di destinare dei pasti sospesi a dieci famiglie selezionate dalla Casa, tra i nuclei beneficiari della rete di torino solidale. L’Associazione A. Gramsci, attiva dal 1968 e con sede nel quartiere Campidoglio dal 1999, è attiva sul territorio con raccolta di beni alimentari, iniziative solidali, sociali e culturali nonché nella ristorazione con la Piola Gramsci 1968

 

Sei in difficoltà? Sportelli di Volerelaluna

A partire dal 2019, nei locali della sede di via Trivero 16, sono entrati in funzione gli Sportelli sanitario, legale e successivamente sui problemi abitativi. L’Associazione si avvale di un team di valentissimi professionisti che prestano gratuitamente le loro competenze per aiutare, orientare e risolvere le richieste di aiuto.

Da circa un anno, a causa della pandemia, i volontari rispondono per telefono alle richieste dei cittadini; quando sarà possibile si riprenderà l’accoglienza presso la sede per poter offrire in presenza una consulenza, o un semplice consiglio. Nel contempo Volerelaluna si è messa in contatto con altre associazioni che operano nel contesto cittadino e si occupano di settori specifici di intervento come aiuto psicologico e nel campo delle dipendenze, della violenza di genere, della ricerca di lavoro e della distribuzione di generi alimentari. Si è costituita quindi una rete ampia, in grado di rispondere a una gamma più articolata di richieste.

In questi mesi, dalle telefonate ricevute, si sono evidenziati soprattutto i problemi legati alla casa, alla morosità in seguito alla perdita del lavoro, alla disoccupazione, all’impossibilità di rinnovo del permesso di soggiorno, alle lunghe attese per i richiedenti asilo, alle difficoltà burocratiche per la tutela sanitaria di anziani e disabili, talora al difficile accesso all’assistenza sociale fornita dagli enti pubblici.

Negli ultimi tempi questi e altri problemi si sono ulteriormente aggravati ed emerge un quadro di famiglie o singole persone estremamente fragili, esistenze precarie spesso non più in grado di far fronte ai bisogni esistenziali e un conseguente aumento di casi di depressione, alcoolismo e dipendenze. Ascoltando le richieste di aiuto si ha l’impressione che, al di là della risoluzione dei problemi, solamente il fatto di trovare ascolto porti un piccolo sollievo a esistenze in molti casi vissute in isolamento e solitudine

Facciamo un caloroso invito a tutti coloro che vogliono prestare le loro competenze o parte del loro tempo libero a partecipare alle attività degli Sportelli.

I volontari.

Lella, Ketty, Marisa, Giorgio

3 aprile: un pranzo sospeso. Articolo di Gabriella Domenino

Dai primi di marzo Volere la luna ha dato vita, per ora in modo sperimentale, a un’iniziativa di “pasti sospesi” (https://viatrivero.volerelaluna.it/pasti-sospesi/) come pratica di mutualità e solidarietà nei confronti delle tante persone in difficoltà che vivono nel nostro contesto urbano. In concreto, grazie all’accordo siglato con l’Associazione Sardi Antonio Gramsci di via Musinè (che provvede alla preparazione dei pasti), due nostri soci, Enzo e Gabriella, si recano settimanalmente presso le abitazioni di alcuni cittadini che vivono situazione di indigenza portando pranzi preconfezionati e amicizia. L’iniziativa – che vorremmo potenziare nel tempo – è resa possibile anche dalla collaborazione attiva con la Casa del Quartiere +SPAZIO 4 che fornisce l’elenco di cittadini segnalati dai servizi sociali.

Ad oggi è attiva la consegna settimanale di 10 pasti preparati dal Circolo dei Sardi che accompagna al confezionamento del pasto una sporta di verdura e frutta donata dagli ambulanti del mercato di corso Svizzera e da alcuni grossisti dei mercati generali. È una rete di relazioni che permette di rendere concreto un gesto che vuole essere qualcosa di più e di diverso da un intervento caritatevole di supporto: si incontrano persone, si vedono volti, si scambiano sguardi di solidarietà fra persone, che seppur in condizioni economiche difficili vorrebbero offrire un caffè, un bicchiere d’acqua come gesto di scambio riconoscente. Di seguito la cronaca di un incontro.

3 aprile 2021

È una giornata particolarmente calda, in questa primavera anomala: le cronache ci ricordano che è dal 1953 che non si registra un cielo così avaro di pioggia, in questa Regione densa di fiumi, montagne e colline che diventano pianura.

Con Enzo siamo in corso Toscana, lungo il tragitto della linea 3 del tram che dalle sponde del Po conduce al cuore delle Vallette; un quartiere storicamente teatro di rappresentazioni di malesseri, di fatiche personali che diventano collettive, fotografia di condizioni di vita condivise di chi lo abita. Viaggiamo sul lato destro del corso, dalla periferia verso il centro cittadino, nominando i numeri a ritroso nella ricerca dell’abitazione del signor S.

Come sempre Enzo, al termine della consegna precedente, ha chiamato telefonicamente il nominativo in elenco per accertarsi della presenza a casa dell’interessato.

“Si, ora sono a casa, ma tra poco devo uscire a fare delle commissioni”.

“Ma noi arriviamo subito. Ci aspetti. Dieci minuti e siamo da lei”.

A volte capita che nonostante Enzo si sia premurato di contattare la sera precedente le persone in elenco per concordare l’orario del nostro arrivo, poi non risponda alcuno al citofono. Allora le richiamiamo e sovente sono in casa. Chissà forse accolgono con leggerezza incredula la proposta di appuntamento per la consegna del pasto, o forse rispondere al suono del campanello di casa significa sottolineare a loro stessi e rendere visibile ad altri, a sconosciuti, la loro situazione di indigenza. Può subentrare la vergogna, l’imbarazzo, … chissà.

Arriviamo dunque al numero civico indicato: ad attenderci sul portone vi è un signore vestito con cura. Scendo dall’auto e domando se sia il signor S.: alla sua risposta affermativa aggiunge di aver portato con sé la documentazione che attesta la sua disabilità. Si avvicina.

“La ringrazio, ma non è necessario verificare i suoi documenti. Non abbiamo bisogno di riscontri”.

Il suo sguardo trasmette un misto di imbarazzo, disagio, timore e anche sorpresa: ricambio lo sguardo cercando di trasmettere un sorriso con gli occhi, per rassicurarlo.

Le mascherine ci obbligano ad affinare la comunicazione visiva, a prestare attenzione agli sguardi che riceviamo e a quelli che inviamo.

Il signor S. si dimostra curioso, interessato, vuole sapere chi siamo. Nel contempo si racconta, a volte ripetendosi. Gli sorrido e accolgo il suo racconto.

“Come posso fare per avere ancora qualche pasto. Io faccio dei lavoretti con il Comune, sono lento a comprendere, ma in questo momento è tutto fermo e così avrei bisogno di più pasti. È possibile? Come ti chiami?”

“Mi chiamo Gabriella”

“Io mi chiamo S. Puoi venire ancora a portarmi dei pasti?”

“Devo essere sincera, non lo so. Quello che posso fare è segnalare il tuo nominativo a chi predispone l’elenco.”

“Si, si. Ho capito. Però tu dillo il mio nome. Mi chiamo S. te lo ricorderai?”

Annuisco e lo saluto con la mano salendo sull’auto.

Con Enzo si rimane ancora un po’ di tempo fermi al medesimo numero civico: nel frattempo che  telefona a Cristina per organizzare la consegna successiva, comunico il nominativo del signor S. e guardo le persone che passano sul marciapiede.

È un quartiere rimasto difficile, sede negli anni di diversi insediamenti che non ne hanno facilitato il recupero urbano e sociale (dagli inizi degli anni ’80 prima il complesso carcerario, poi negli anni ’90 il nuovo stadio rifatto nel 2010-2011 ed infine nel 2012 la nuova centrale termoelettrica IREN)

Le persone, gli sguardi delle persone nelle periferie, il loro modo di muoversi, sembrano trasmettere fatica e disagio… o forse più semplicemente lo si nota perché ora siamo in questo quartiere e ci sembra più evidente che non altrove.