COTTINO GASTONE

Nato a Torino l’8 febbraio 1925, Gastone Cottino è stato partigiano, con il nome di battaglia “Lucio”, nella Brigata Sap “Mingione”. Docente di diritto commerciale e preside della facoltà di Giurisprudenza nella Università di Torino, è stato consigliere comunale ed è tuttora uno degli intellettuali più lucidi e rigorosi della sinistra cittadina.

da La Repubblica  edizione 24 aprile 2022

Cottino, accademico ed ex partigiano: “Giusto che gli ucraini combattano l’invasore russo ma la Resistenza fu altra cosa”

Il professor Gastone Cottino
Il professor Gastone Cottino 
Nel ‘43 un popolo che si era abbeverato al nefasto latte del fascismo si ribellò contro il razzismo e la pretesa superiorità di alcune razze su altre. Alimentare la guerra con le armi significa rischiare un conflitto mondiale: siamo sicuri che la diplomazia stia facendo tutto il

“Spero che non sia un 25 Aprile di polemiche, ma non credo. Spero che queste polemiche non vengano usate a livello strumentale per denigrare la Resistenza e per mettere in discussione l’Anpi e i suoi valori”. Gastone Cottino, 97 anni, partigiano, nome di battaglia “Lucio”, durante la guerra di Liberazione apparteneva ai gruppi dei Giovani Liberali. Professore ordinario di Giurisprudenza all’Università di Torino, è un accademico dei Lincei, infaticabile e lucido testimone della Resistenza.

 

Professor Cottino, pensa che si debba mantenere un’equidistanza tra Russia e Ucraina?
“Guardi, lo voglio dire per prima cosa. Bisogna condannare ciò che è avvenuto e sta avvenendo in Ucraina. Senza tentennamenti. È la prima questione da sottolineare. La Russia ha aggredito e gli ucraini sono stati aggrediti. Definiamo bene i ruoli senza ambiguità”.

 

Gli ucraini sono dei partigiani?
“Anche quella ucraina è una Resistenza, stanno difendendo il loro Paese e le loro case da un’aggressione, ma è una Resistenza diversa rispetto ad altre e soprattutto è una Resistenza diversa rispetto a quella che ha portato alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo”

 

Perché è diversa?
“Perché nel ’43 un popolo che si era abbeverato al nefasto latte del fascismo si è ribellato. E in quel popolo c’ero anch’io. Abbiamo deciso di reagire, di ribellarci, di ricercare la libertà, la democrazia, l’uguaglianza dei popoli e la pace. Ci sono state tante Resistenze in diversi Paesi, ma quella vissuta dall’Italia è stata differente. Non è paragonabile. Abbiamo lottato contro un modello di società basato sul razzismo, sulla superiorità di alcune razze sulle altre, sulla violenza e la prevaricazione, un modello che voleva solo fare schiavi. E tra i valori fondanti dell’Anpi c’è la ricerca della pace e il ripudio della guerra. Un valore che fa parte anche della Costituzione italiana”.

 

Lei è d’accordo con la posizione espressa a livello nazionale dall’Anpi di non dare armi all’Ucraina?
“Nessuno di noi ha la verità in tasca, ma mi trovo pienamente d’accordo con la posizione espressa dalla stragrande maggioranza dell’Anpi. Ci potrà essere qualcuno che non la pensa così. Liberissimo, ma io mi ritrovo con il pensiero generale dell’associazione. E credo che bisognerebbe rileggersi l’articolo 11 della Costituzione italiana”.

 

Un Paese che viene attaccato come fa a difendersi senza armi?
“Non ci si rende conto dei rischi che stiamo correndo a livello europeo e globale. Qui si rischia di nuovo una guerra mondiale. Non vorrei che si tornasse ad un patriottismo sbagliato e a un bellicismo pericoloso. Le persone hanno paura: io non guardo i sondaggi, ma questa volta lo si capisce anche dai sondaggi che la gente ha paura. Dobbiamo evitare l’escalation, ma l’escalation non si evita fornendo armi all’Ucraina”.

 

Qual è l’alternativa?
“Siamo convinti che sia stato fatto tutto a livello diplomatico, di mediazione, per far cessare il conflitto e riportare il confronto ad un livello civile? Sostenendo questa situazione l’effetto sarà solo quello di innalzare il livello della guerra. Le reazioni politiche dure e le sanzioni sono giuste. È necessario un intervento dell’Onu, dell’Unione europea. Peccato che l’Unione europea non riesca a trovare un accordo nemmeno sul no al gas nei confronti di Putin”.

 

L’Anpi non rischia di ritrovarsi isolata?
“Questa per fortuna non è solo una posizione dell’Anpi, che è finita ingiustamente sul banco degli imputati, ma pure di papa Francesco. Io non sono un credente, ma potessi lo abbraccerei. Lo ripeto, questa guerra potrebbe avere sviluppi imprevedibili. Fermiamola in tempo. Non diamo retta a chi vuole alzare la tensione, agli Stati Uniti. Non vorrei che in Ucraina si arrivi ad una guerra per procura tra Stati Uniti e Russia. Bastano i pretesti. E sui pretesti i peggiori politici si buttano. Lo abbiamo visto già con Putin, quanto sia stato facile per lui usare il pretesto dell’allargamento della Nato verso Est dopo il crollo dell’Urss. Una condizione che Gorbaciov aveva posto, ma che è stata ignorata”.