Contro il 41 bis ad Alfredo Cospito e l’ergastolo ostativo

Abbiamo voluto portare il dibattito sulla lotta di Alfredo dentro l’accademia, nell’ateneo della città sede del processo in cui si vuole riqualificare il fatto di reato – due ordigni dimostrativi in luoghi deserti che non hanno ferito né volevano ferire alcuna persona – da strage ‘comune’ da cui la condanna a vent’anni (!) a strage ‘politica’, punita con l’ergastolo: anziché il diritto penale del fatto, il diritto penale del nemico.

Alfredo Cospito è il primo anarchico sottoposto al regime speciale dell’art 41bis della legge di ordinamento penitenziario, il “carcere duro” che sospende le normali regole di trattamento e massimizza le afflizioni della detenzione sino a renderla una deprivazione sensoriale: l’isolamento in celle di 2x3m con solo due ore di permanenza fuori in gruppi di massimo quattro persone, un solo colloquio al mese con i soli familiari con vetro divisorio a tutt’altezza e sotto controllo audio e video, una sola telefonata di dieci minuti al mese a cui si ha diritto dopo i primi sei mesi ma solo in sostituzione del colloquio, visto di controllo sulla corrispondenza, divieto di ricevere e inviare libri da e verso l’esterno, limitazioni sugli oggetti. Restrizioni di stampo custodialistico a cui le storture del dibattito pubblico c.d. “antimafia” hanno permesso di entrare nell’ordinamento – prima temporaneamente, poi strutturalmente – senza che nella società suonasse l’allarme per deroghe così plateali al principio di umanità della pena.

È di questi “abomini repressivi”, come li ha definiti Alfredo all’udienza di dicembre nelle dichiarazioni effettuate “prima di tacere per sempre”, che l’avvocato Flavio Rossi Albertini, la Prof.ssa Alessandra Algostino e il Prof. Gianfranco Ragona, hanno discusso davanti ad un’aula gremita da più di 350 persone.

https://unito.webex.com/recordingservice/sites/unito/recording/0696efc383b6103bafff005056819912/playback