Dove erano i sindacati torinesi, responsabili della piazza del Primo Maggio ?

Stesso copione, stessa regia, stessi mandanti.

La festa del lavoro a Torino, da molti anni, è la rappresentazione del sistema di potere del nostro paese. Sfilano le istituzioni, sfilano i sindacati confederali, sfilano i lavoratori; l’atmosfera potrebbe essere quella di una festa dove le vertenze e le richieste dei lavoratori vengano rappresentate ed ascoltate!

Poi c ‘è la realtà: il drappello che sfila è scortato da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, mentre la maggioranza dei lavoratori e delle rappresentanze territoriali è tenuta lontana a forza di manganellate e cariche della polizia, perché non si possa vedere e sentire nessuna “fastidiosa” voce di dissenso.

Voci che sono diventate preponderanti, lavoratori, precari, rider, forze ambientaliste, Notav, studenti che in questi mesi hanno già dovuto assaggiare i manganelli, disoccupati.

Tutti senza diritto a partecipare e a far sentire le proprie rivendicazioni alle istituzioni.

I fatti sono ben noti:

nutrito cordone di polizia già in piazza Vittorio per non consentire nessun contatto tra le varie componenti della manifestazione; poi il cosiddetto “spezzone sociale” che, sfilando pacifico, viene fermato al solito angolo di via Roma: sosta strategica per prendere tempo cosicché le istituzioni possano andarsene da piazza San Carlo senza essere disturbate da eventuali contestazioni.

Cariche a freddo, senza nessuna provocazione, checché ne dica la stampa ufficiale (abbiamo tutti visto i filmati a dimostrarcelo) e teste rotte dalle manganellate.

Ne sono stati testimoni anche i tantissimi lavoratori dei sindacati confederali che, mentre lasciavano la piazza del discorso di monsignor Nosiglia, hanno assistito alla vergogna delle cariche e hanno sentito le parole d’ordine contro la guerra e lo sfruttamento.

Hanno anche potuto ascoltare le sagge parole del partigiano combattente Gastone Cottino, che a quasi 100 anni, è dovuto intervenire in difesa dei manifestanti manganellati! Dov’erano invece i dirigenti sindacali e di partito, sedicenti democratici ? Certo, perché la democrazia bisogna esportarla in Iraq, Afganistan, Libia, Ucraina …… Si badi bene d’importarne anche un po’ da noi !

Il nostro partigiano “Lucio” ha affermato che “ …. qui stanno mettendo in discussione i principi elementari democratici!” e che “… un episodio vergognoso come oggi raramente l’ho visto ….. mi ribello con tutte le mie forze …….. la mia generazione si è battuta per la libertà! Tenete duro!”

Una lezione democratica alla nostra “democraticissima altrove” classe dirigente.

Il sopruso è stato così palese, il silenzio (o forse la connivenza) di coloro che avrebbero dovuto difendere il diritto al dissenso, è stato così colpevole tanto da far ripensare anche ai lavoratori più strutturati la loro appartenenza sindacale.

L’ANPI sarà sempre al fianco di chi sostiene la Costituzione italiana, nata dalla lotta antifascista e fondata sulla dignità del lavoro.

Il comitato della sezione Anpi Nizza Lingotto