GIGANTI E NANI AL PARCO DORA DI TORINO di EZIO BOERO

Novembre 2019, Parco Dora. Sindaca Appendino, assessore all’Ambiente Unia, presidente di BasicNet Boglione, comitato di cittadini Ingest e Maurizio Vitale (ideatore del concerto di musica elettronica Kappa FuturFestival). Reggono una rete da tennis, una degli “inaugurati interventi di riqualificazione a carico del KFF”, “un ringraziamento verso la comunità torinese per l’ospitalità ricevuta negli anni”. “ll Parco si è rifatto il look grazie al KFF. Lavori, per 100.000 euro, di manutenzioni del verde e delle attrezzature del parco”, Alcune relative a cose danneggiate dal concerto?

Tre mesi prima i lavori erano stati dipinti come “risarcimento” per l’occupazione del suolo pubblico e per il disturbo ai residenti dell’area. L’allora assessore Unia, riferendosi ai quattro soldi richiesti dal Comune per l’occupazione del suolo pubblico per il concerto, dichiarava: “Quando un festival è così importante, consolidato e funzionante dobbiamo tenercelo stretto a costo di concedere qualche sconto: in compenso gli organizzatori si sono impegnati a ripristinare alcune strutture del parco anche non utilizzate direttamente”. Dove “qualche sconto” è un eufemismo.

Maggio 2023: “Due defibrillatori donati da KFF”. Presenti: assessore al Verde, Tresso; presidenti delle Circoscrizioni 4 e 5; comitati Ingest e Quelli della Spina. E Vitale, che dichiara: Parco Dora CardioProtetto” è un esempio virtuoso, modello di partenariato tra pubblico e privato nel quale crediamo e investiamo da oltre 10 anni. Viva Parco Dora!“. E, su TorinOggi (titolo: “il grande cuore del KFF”), aggiunge: “Questo è il nostro modo di essere imprenditori e continueremo a lavorare per il Parco Dora per renderlo sempre più accogliente”. Spot pubblicitario sull’encomiabile, sebbene per niente discreta, donazione dei macchinari. Utili per salvare sportivi (tali solamente i destinatari identificati).

Mai visti prima (durante le 5 amministrazioni comunali succedutesi dalla realizzazione di Spina 3 e del Parco Dora) tanti amministratori comunali intervenire tutti assieme in loco sui problemi del parco e del quartiere assessori e presidenti di circoscrizione, La cosa accade anche per altre donazioni al Comune, o per iniziative benefiche di cittadini che si dedicano spassionatamente e senza proventi al proprio quartiere? La Città di Torino non aveva i soldi (4.000 euro?) per installare prima i necessari apparecchi a proprie spese?

Molti residenti di Spina 3 sono disturbati da un tipo di musica ad alto volume del concerto che dura 2 giorni (ora 3; nel 2023 dal 30.6 al 2/7, dalle 12 alle 24). Dapprima richiedono di ridurre il grande impatto del festival. Avvicinandosi ormai il concerto a 100.000 presenze, il parco quasi la metà chiusa per settimane ai cittadini (quest’anno progressivamente dal 12 giugno fino almeno al 10.7), qualcuno si chiede: non sarebbe meglio trasferirlo in un luogo lontano da abitazioni? Se si svolgesse alla Crocetta o in centro, per quanti anni l’avrebbero permesso?

Chi ha raccolto le critiche all’impatto del concerto? Soprattutto il Comitato Dora Spina Tre (CDST), un gruppo di cittadini, indipendente da Partiti e istituzioni, che opera dal 2004. Nel 2018, esso segnala i persistenti problemi di chiusura del parco per giorni, traffico intenso, parcheggi insufficienti, carenza di servizi igienici, deturpamento dell’area verde, volume della musica, seppur maggiormente monitorato, disturbante chi non ha la possibilità di trasferirsi alcuni giorni fuori casa o ha almeno i doppi vetri. Nel 2022, ancora senza risposta alcuna, sostiene: “Se si ritiene che il KFF sia un iniziativa privata a cui il Comune non partecipa se non concedendo (a prezzo scontato) un’area pubblica, rammentiamo l’articolo 41 della Costituzione italiana: l’iniziativa economica privata è libera” ma “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La nostra opinione è che una serie di conseguenze del concerto rechi danni alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà dei cittadini che risiedono nelle vicinanze del concerto”.

Come rispondono le Istituzioni alle lettere del CDST, ed anche alle lamentele pervenute con una petizione di residenti e dalle lettere agli organi di stampa? Sottovalutano prima l’impatto del concerto, poi, approfittando anche della presenza di comitati “lealisti” (che consentono di dire agli organizzatori che non c’è dissenso in Spina 3; anzi il KFF “vivacizza il territorio”) di richiedere qualche compensazione; infine di prefigurare la costituzione di un comitato di gestione pubblico-privato dell’intero parco, che sconfinerebbe nella sua privatizzazione.

Il festival sta crescendo in modo abnorme per presenze, introiti e ricadute sulla città (per meglio dire, per la città che gira attorno al turismo). Vitale ha detto sinceramente: “il nostro festival non vive in capienza limitata; sono molti i milioni di euro che ballano: 4 per ognuna delle 2 edizioni cancellate per covi”. Precisa che alcune centinaia vi sono occupati a tempo determinato (non precisa quale contratto di lavoro sia loro applicato).

Per questi meriti, Vitale è stato nominato presidente di Turismo Torino da parte dall’amministrazione Appendino e probabilmente sarà confermato da quella Lo Russo: Le sue indubbie capacità imprenditoriali e di “vendita del prodotto”, con cui si raffigura e/o viene raffigurato, ne fanno un gigante della nuova imprenditoria. Non solo vuole organizzare un concerto sempre più grande, ma, nelle occasioni istituzionali cui partecipa, vaticina al futuro “la qualificazione della missione del Parco Dora”, dotandolo di servizi di vario tipo. Dichiarando che “la sostenibilità economica è più importante di quella ambientale”, presenta raffiche di consigli per l’utilizzo del parco pubblico, sottolineiamo pubblico, che denotano una chiara volontà di espansione sull’intera area.

Come rispondono i politici eletti? Tempo fa l’avrebbero fatto con l’autorevolezza del mandato elettorale e di difesa del ruolo pubblico che ricoprono ma non è più l’epoca di giganti della politica. Oggi, schiacciati dai tagli dei fondi agli Enti locali (votati a Roma dai loro Partiti), corrono il rischio di apparire deboli marinai senza bussola, senza una visione del mondo, che implica legami e passioni per la parte sociale che ne avrebbe più bisogno, sballottati in mezzo alla pressione dei flutti da poteri più o meno forti da cui fanno dipendere le loro politiche. Talvolta sembrano alunni che ripetono frasi (e delibere) d’occasione, se non di ringraziamento ai deus ex machina, detentori di risorse.

 Come la Giunta comunale del giugno 2022, che sottolinea entusiasticamente il “costante miglioramento negli anni della capacità organizzativa (del KFF) in relazione con il territorio di prossimità, anche in termini di innovazione e di sostenibilità ambientale ed economica”, con ampio elenco delle attività sostenute dal KFF. Tra cui la riduzione dell’impatto acustico grazie all’ “applicazione delle migliori soluzioni disponibili” (quest’ultima, la stessa frase utilizzata per le bonifiche del territorio oggi di Spina 3, che hanno lasciato tuttora in falda contaminanti dell’uso industriale).

O il Consiglio comunale del novembre 2022, che prefigura una gestione condivisa coi privati del Parco Dora (e, per trascinamento, dei grandi parchi torinesi). Ancora il CDST scrive: “Perché siamo contrari ad una gestione privatistica dei grandi parchi cittadini”, criticando l’invasione di competenze pubblico-istituzionali che assegna ad un futuro soggetto terzo, una sorta di Ente Parco autonomo, tutta la gestione del Parco Dora, a partire dalle manutenzioni. Ente che godrà anche di risorse comunali ed esautorerà vieppiù le Circoscrizioni. Il rischio sarà di una competizione tra varie aree e parchi torinesi, una perdita di visione complessiva della città (la sola che metta in riequilibrio territori disomogenei, distribuendo le occasioni di svago, e anche le loro ricadute, su tutti i quartieri), l’assegnare valore sempre più prioritario alle istanze dei promotori di grandi eventi, la cui missione è ovviamente quella di ricavare il massimo profitto dalle loro iniziative. Una sorta di “ritirata” del Comune di Torino dalle responsabilità di vaste aree del proprio territorio, mettendo a reddito i parchi magari sotto un’etichetta di gestione partecipata in cui la farebbero da padroni gli interessi forti di risorse.

Tali legittime considerazioni sul rischio di perdita (ulteriore) di credibilità delle Istituzioni elettive, non hanno raccolto nessuna eco né da parte delle associazioni, in particolare quelle ambientaliste, che dovrebbero preoccuparsi del destino dei parchi torinesi, né all’interno del Consiglio comunale (ben diversamente a quanto accadde con la creazione nel 2006 del Comitato di scopo Parco Dora tra Comune e costruttori immobiliari di Spina 3, trascinatosi fino al 2012).

Un passo concreto nella direzione di affidare ai privati una parte del Parco Dora, a comunicare dalla sua manutenzione, è compiuto con la determina comunale del maggio 2023. Una “sponsorizzazione tecnica” che affida a privati aree verdi cittadine e che in loco raccoglie il progetto triennale da parte di KFF, di 325.000 euro, per la manutenzione e sistemazione di aree verdi, un roseto, nel parco Dora; il che “valorizza la sua vocazione per accogliere attività culturali ed eventi”.

Il cerchio si chiude: il KFF provoca danni al parco e acquisisce meriti e ritorni d’immagine per aggiustarlo. L’organizzazione e le risorse del KFF coprono le carenze o la manutenzione del parco per installarsi progressivamente nella sua gestione. Non solo nel periodo sempre più lungo in cui l’area è occupata dal concerto vero e proprio e dal montaggio / smontaggio delle attrezzature, ma per tutto l’anno, onde gestirlo con una visione imprenditoriale” (come richiesto da Vitale).

I soci dell’operazione sono stati elencati l’anno scorso da un coordinatore di commissione: oltre al KFF, giganti come il Centro commerciale parco Dora e le Gallerie SNOS. E le associazioni sportive incombenti sul parco. Lo stesso istituzionale sottolineava la necessità di un vigile (in concreto un comitato di gestione coi privati) per dirigere il traffico delle tante iniziative che si svolgono, e che sempre più si svolgeranno, nel parco, trasformandolo in un eventificio.

A ciò è utile come contorno un’interpretazione distorta dei “beni comuni”, che diventano luoghi pubblici affidati a privati per scopi specifici (spesso inutili ai quartieri che li ospitano) e limitati all’accesso di tutti, se non, in futuro, a pagamento. Da Omnia sunt communia a Omnia sunt pecunia.

Il suddetto organismo di gestione pubbli-privatistica incombe. Ci si potrebbe chiedere se, visti i componenti, si occuperà solo del Parco, o anche del quartiere che lo attornia. Che diventerebbe una sorta di dependance del parco, la cui rappresentanza sarebbe nei fatti affidata ad un organismo estraneo agli organismi elettivi.

E i rappresentanti eletti? Sullo sfondo, la loro immagine sempre più sfuocata. Come la fotografia del film “Ritorno al Futuro”.

 In una favola antica, rivista da vari autori, le rane domandano a Giove un re. Un primo, bonario, un “re travicello”, è disprezzato perché non si muove. Richiestone a gran voce uno più autorevole, il successivo inviato dall’alto è un grande serpente (o una gru) che finirà per mangiarle tutte.

Fonti: articoli di TorinOggi e La Stampa, resoconti commissioni consiliari comunali e siti del Comune di Torino e del Comitato Dora Spina Tre