IL DISERTORE di Boris Vian
IL DISERTORE
In piena facoltà,
dannato presidente,
le scrivo la presente
che spero leggerà.
La cartolina qui
mi dice, terra terra,
di andare a far la guerra
quest’altro lunedì.
Ma io non sono qui,
dannato presidente,
per ammazzar la gente
più o meno come me.
E sì, ce l’ho con lei,
sia detto per inciso,
che quello che ho deciso
è che diserterò.
Ho avuto solo guai
da quando sono nato
e i figli che ho allevato
hanno pianto insieme a me.
Mia madre e mio papà
ormai son sotto terra
e a loro della guerra
non gliene fregherà.
Quand’ero in prigionia,
qualcuno mi ha rubato
mia moglie, il mio passato,
la mia migliore età.
Domani mi alzerò
e chiuderò la porta
sulla stagione morta
e mi incamminerò.
Vivrò di carità
sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò
di non partire più
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.
Se è necessario il sangue,
dannato presidente,
il vostro è caldo e ardente,
andate a darne un po’!
E dica pure ai suoi,
se vengono a cercami,
mi troveranno armato
e mi difenderò!
Il disertore di Boris Vian, traduzione del poeta Giorgio Caproni