Discorso pronunciato il 28 aprile 1945 da Franco Antonicelli, presidente del CLN Piemonte, ai microfoni di “Radio Torino libera”
Piemontesi, è il vostro comitato di Liberazione che vi parla in questo istante.
Quella che fu la voce segreta, che vi incitò e condusse, che vi interpretò e vi rappresentò nel cospetto di tutti, quella voce che risuonò dovunque una speranza declinasse o sorgesse, quella voce, libera e palese, ora vi parla.
Piazza Vittorio, 6 maggio 1945. Sfilano le forze partigiane che hanno liberato Torino.
[…] Una storia inaudita di oltraggi e di infamie, di delitti e di sacrilegi si compie con uno sfacelo così risolutivo delle forze nemiche, da ispirare a ciascuno il senso d’un volere fatale, d’una Provvidenza inesorabilmente giustiziera.
Ma eravate “voi” quella fatalità e quel volere, “voi” quella provvidenza e quella giustizia allorché il 10 settembre del ’43, voce unanime, affannosa, meravigliosamente delirante ed eroica di popolo, chiedevate per le vie, cercavate ad ogni magazzeno, a ogni caserma, armi, armi per la libertà.
Da allora la sorte di quel mostro biforme che furono il fascismo e il nazismo congiunti fu segnata.
[…] Possiamo ben affermarlo, poiché tutto il mondo ammirando lo riconosce, il Piemonte è stata la terra sacra, la terra già leggendaria dei partigiani.
Ed oggi, allo scrollo pauroso e insostenibile della vostra finale insurrezione, il mondo dell’odio e dell’orrore, delle nefandezze e della empietà precipita per non risorgere mai più.
È un sentimento di gioia per la libertà riacquistata e un sentimento di orgoglio per averla difesa e riconquistata con le nostre forze.
[…] Ed è un sentimento di fiducia; di fiducia ancora nell’umanità, nell’umanità di cui tanto disperammo e della cui possanza spirituale e morale tanto e tante prove di umili dalla grande anima ci fanno persuasi; un sentimento di fiducia nella rinascita dell’Italia […].
L’ora delle lotte, l’ora dei sacrifici non è terminata. Essa s’inizia appena. Il tempo è lungo, la via è aspra.
Il tuo Comitato di Liberazione non è solo un gruppo di capi, è una schiera di tuoi commilitoni.
Esso ti chiama a raccolta nell’ordine, nella disciplina, nel lavoro, nella comprensione, nella dignità dei tuoi diritti, del rispetto dei tuoi doveri: esso è sopra di te allorché in nome di quei principÎ e di quelle esigenze, senza cui nulla si conquista, ti esorta e ti comanda; ma è con te, al tuo fianco, compagno semplice e leale, come in ogni giorno della vita passata, quando dalla forza e dal consenso della tua anima prende coraggio, esempio e ispirazione.
Tratto da: Franco Antonicelli, La pratica della libertà, documenti, discorsi, scritti politici 1929-1974, Einaudi 1976